Nicea oggi è più di un puntino sul mappamondo e resta una pietra miliare nella storia del Cristianesimo. C’è una data che riporta sotto i riflettori questa antica cittadina dell’Asia Minore: 1700 anni fa, nel maggio del 325, fu convocato dall’imperatore Costantino I il “concilio di Nicea”, il primo momento di confronto ecumenico della cristianità.
C’è di più: Papa Leone XIV (Robert Francis Prevost) sta organizzando il suo primo viaggio apostolico proprio nell’antica Nicea – oggi Iznik – in Turchia, per riaffermare l’importanza del dialogo “con i fratelli delle Chiese d’Oriente”. Anniversario e viaggio del Papa, già programmato da Papa Francesco, hanno suggerito alla Biblioteca Antica del Seminario, attraverso la sua direttrice Giovanna Bergantino, e alla Facoltà Teologica del Triveneto, con il suo preside don Maurizio Girolami, un percorso di visita tematico con l’esposizione di manoscritti e testi a stampa di Bibbie, testi conciliari, professioni di fede e opere dei padri della Chiesa.
In occasione della settimana di valorizzazione del patrimonio ecclesiastico, nell’ambito di questa apertura straordinaria delle due Biblioteche del Seminario, quella Antica e quella Moderna, il preside don Maurizio Girolami – da quest’anno è anche il presidente dell’Associazione dei Biblisti Italiani (ABI) – ha tenuto una conferenza sul Concilio di Nicea, mentre ai visitatori sono stati illustrati alcuni manoscritti, scelti dalla direttrice Giovanna Bergantino, che testimoniano l’interesse costante lungo i secoli per il testo biblico. La Biblioteca Antica ha Bibbie dal valore storico straordinario, in tutte le lingue dell’area mediterranea e non solo: da quella greca a quella latina, dalla quella ebraica alla quella ciriaca, dalla samaritana alla lingua araba.
Don Maurizio ha dapprima inquadrato il momento storico in cui si è svolto il primo concilio di Nicea, voluto dall’imperatore Costantino, per il conseguimento di una pace religiosa. Infatti, troppi erano i contrasti che si ripercuotevano sulla società e che indebolivano anche lo Stato Romano. Due i principali temi affrontati dagli oltre trecento vescovi radunati dall’imperatore a Nicea: in quale giorno ogni anno festeggiare la Pasqua e, assai più importante dal punto di vista teologico, rimuovere le divergenze sulla natura di Gesù in relazione al Padre. C’era un monaco originario della Libia, Ario, che metteva in dubbio la piena divinità del figlio di Dio, in quanto “creato”, a suo dire, a posteriori dal Padre e quindi non “eterno” perché con un’esistenza iniziata nel tempo. A Nicea fu invece affermata la piena divinità di Cristo, riconoscendolo come eterno e consustanziale al Padre. L’arianesimo a Nicea fu negato in tutti i suoi aspetti. Circa la data per la celebrazione della Pasqua – per non farla coincidere con quella ebraica- fu stabilito il metodo in vigore anche oggi: si celebra la prima domenica dopo il plenilunio che segue l’equinozio di primavera.
A Nicea fu stabilito anche il celibato per gli ecclesiastici e fu eradicato anche il cosiddetto “scisma meliziano” . C’era chi non voleva più riammettere nella Chiesa quanti, anni prima, per paura della persecuzione di Diocleziano avevano rinnegato la fede cristiana. C’era il pericolo di essere torturati e uccisi,
Il nome Nicea compare una seconda volta nella storia della Chiesa – ha ricordato don Maurizio Girolami – nel 787, quando si svolse un secondo Concilio voluto dalla regina di Bisanzio, Irene d’Atene: tema da definire la questione dell’iconoclastia, ovvero l’utilizzo delle immagini sacre nella Chiesa.
Ma perché camminare sui sentieri del passato, magari fino a Nicea? “Perché- afferma il preside della Facoltà Teologica del Triveneto- permette di venire a contatto con un libro, per molti il ‘libro’, che accompagna la vita delle civiltà, dei popoli e di tante persone che, leggendo con intelligenza le memorie del passato, sanno ricavare indicazioni sempre valide per l’oggi. Un libro antico, la Bibbia, che sa custodire, per chi sa leggere, la speranza del futuro”.