“Era un giorno di calma in biblioteca. Un’occasione propizia, dunque, per riordinare un po’ le sale. Poi c’era quel mobile che da tanto tempo volevo esplorare. Tira e tira, inutilmente. I cassetti non si aprivano. Finalmente trovo la chiave in una scrivania. Era quella giusta. Apro. Per poco non sono svenuta: quel mobile conteneva un mucchio di monete. Cosa faccio? Mi sono detta. Ho chiamato l’Università e, così, esperti numismatici hanno confermato che la Biblioteca Antica del Seminario era in possesso di una collezione di monete di valore assoluto”.
Questo ritrovamento, fortunato quanto casuale, l’ha ricordato la direttrice della Biblioteca, Giovanna Bergantino, a quanti si sono dati appuntamento in Seminario in occasione della conferenza dell’archeologo Federico Goi Sartori dal titolo “Dalla storia al digitale: la valorizzazione della collezione numismatica Sartori-Canova”.
Dal giorno di quella riscoperta, dopo lunghi anni di oblio, è iniziata l’opera di valorizzazione dello straordinario patrimonio numismatico, donato al Seminario da Giovanni Sartori Canova, fratello dello scultore Antonio Canova. Una valorizzazione proseguita negli ultimi tre anni, con tenacia e determinazione, dall’archeologo Goi Sartori dell’Università di Padova, d’intesa con la Biblioteca Antica del Seminario, per far sì che questa collezione numismatica possa essere messa a disposizione degli studiosi, e dei “curiosi”, di tutto il mondo. Come? Attraverso la digitalizzazione e prima ancora attraverso la catalogazione.
Federico Goi Sartori, nella sua applaudita conferenza, ha ripercorso la storia della collezione delle monete del Seminario messa insieme dai due fratelli Canova. Ha iniziato Antonio ad avvalersi delle antiche monete perché fonte di ispirazione per le sue sculture, poi la collezione è stata incrementata da Giovanni, profondo studioso di storia romana. Nel 1837 le monete, racchiuse in un mobile speciale, arrivarono in Seminario, che divenne riferimento mondiale della numismatica. Le monete, con le possibilità e conoscenze di quegli anni, vennero catalogate; ci furono pubblicazioni di valore numismatico straordinario. E si registrarono anche tantissime donazioni di monete, soprattutto ad opera di parroci di tutto il territorio padovano. Non solo. In questa collezione allargata sono confluite anche monete dell’epoca dei Carraresi, monete che venivano murate nei nuovi edifici, al fine di stabilirne una datazione certa, e che furono ritrovate a seguito di demolizioni.
Oggi per tutto quella materiale è in atto la digitalizzazione che vuol dire anche valorizzazione. Vuol dire anche maggiore conoscenza e disponibilità immediata del materiale. Lo studioso, così come il ricercatore, è come se potesse prendere in mano la moneta, girarla, ingrandirla, pur trovandosi a km di distanza dalla moneta originale.
Merito di questa straordinaria biblioteca privata, quella del Seminario, che ha saputo trovare la disponibilità dell’Università di Padova e di giovani studiosi, come Federico Goi Sartori, che una volta entrati in contatto con la collezione Sartori-Canova ne sono rimasti affascinati al punto da diventarne poi appassionati valorizzatori e divulgatori.